Cos’è il tasso di usura nei prestiti personali e come controllarlo

By | 10/01/2021
usura

Quando si parla di prestiti, il primo elemento che tutti i contraenti tengono in grande considerazione è, per quanto ovvio, il tasso d’interesse applicato. Due, fondamentalmente, sono i tassi tenuti in considerazione come parametro di riferimento dai consumatori: il TAN (tasso annuo effettivo) e il TAEG (tasso annuo effettivo globale).

Il primo, esprime il tasso puro applicato al finanziamento, non valutando tutti i costi accessori connessi al finanziamento come, a titolo esemplificativo, le spese “incasso rata”, i costi relativi alla “istruttoria della pratica” e gli eventuali oneri sostenuti per sottoscrivere la polizza assicurativa a copertura del finanziamento. Il TAEG, viceversa, li include tutti ed è, di conseguenza, quello che meglio esprime l’effettiva onerosità di un prestito.

Tasso usura: quando si palesa a tutti gli effetti

Esiste, tuttavia, un altro tasso da tenere in considerazione quando si decide di contrarre un prestito o un mutuo casa: il tasso usura. Non è capita di rado, infatti, che alcuni istituti di credito siano stati condannati a risarcire i clienti per aver superato tale soglia, che è disciplinata da una legge del 1996.

L’usura bancaria si materializza quando il tasso applicato al finanziamento, sommato a tutti gli altri oneri – di qualunque natura siano – presenti nello stesso, risulta maggiore rispetto al “tasso usura” previsto dalla legge, che viene costantemente aggiornato dagli organi preposti con cadenza trimestrale per ogni singola tipologia di finanziamento (mutui, prestiti, carte revolving, fidi bancari e scoperti di conto corrente).

Nel corso degli anni, alcune sentenze della Corte di Cassazione hanno chiarito, ulteriormente, quando un tasso applicato ad un finanziamento può essere considerato usuraio. Ad esempio, vengono considerati anche gli interessi di mora; inoltre, i tassi possono configurarsi come fuorilegge anche durante un rapporto di finanziamento e non solo nell’istante in cui vengono pattuiti tra l’ente creditizio e contraente.

Per quanto riguarda gli interessi di mora, la sentenza della Corta di Cassazione specifica, ulteriormente, che il tasso che il cliente deve riconoscere alla banca qualora non riuscisse ad onorare una o più rate presenti nel contratto del finanziamento, l’onere della mora debba essere superiore al massimo di due punti percentuali.

Come sapere se il nostro finanziamento è oltre il tasso d’usura

Sentenze che hanno letteralmente rivoluzionato il mondo del credito, mutandone significativamente l’aspetto. In virtù dei sopracitati giudizi espressi dalla Corte di Cassazione, l’Arbitrato Bancario Finanziario (ABF) ha deciso emanare un’apposita normativa che consente di trasformare i mutui a tasso fisso in variabile solo al ribasso.

Se fin qui abbiamo analizzato la parte normativa relativa all’usura, ora andremo ad analizzare com’è possibile calcolare il tasso usura e cosa fare nel caso in cui lo stesso scatti. Innanzitutto, è bene sapere che il superamento del tasso di usura si contempla quando il TAEG del finanziamento risulta superiore rispetto al TEGM (Tasso Effettivo Globale Medio).

Quest’ultimo indice viene rilevato, trimestralmente, dalla Banca d’Italia su precisa indicazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Esso rappresenta, in altre parole, il valore medio del tasso d’interesse praticato dagli istituti di credito nei finanziamenti concessi ai propri clienti, includendo nel calcolo anche tutti gli oneri accessori inclusi nel prestito.

Non incorrere in un finanziamento che presenta un tasso soglia superiore al TEGM, di conseguenza, è un obiettivo prioritario per qualsiasi risparmiatore. In alcune interviste Marco Germanò di Prestitimag.it, esperto nel settore prestiti personali, ha spiegato cosa sono i tassi d’usura e come fare per evitarli, al fine di poter contrarre un prestito perfettamente in regola con la normativa vigente.

Qualora, però, si fosse sottoscritto un finanziamento con un TEGM oltre a quello disciplinato dal legislatore, nulla è perduto. È possibile, infatti, rivalersi nei confronti dell’ente finanziario erogando, citando in giudizio lo stesso al fine di ottenere un risarcimento di un importo pari a quello ingiustamente pagato.