Il Capo dello Stato ha dato “le briglie” del Paese a Paolo Gentiloni che così sostituisce il Premier uscente, Matteo Renzi, nel compito che ci appare arduo di guidare gli italiani, ma più che altro gli innumerevoli gruppi politici che li rappresentano, alle prossime elezioni, ma con un primo step assolutamente di riguardo ed impegnativo come quello della riforma della legge elettorale.
Toccherà a Paolo Gentiloni “rimescolare le carte” ed innovare il settore dei casino online che pagano subito le vincite, anche se è brutto da dirsi, formulare un nuovo esecutivo che dovrebbe veder ripescati alcuni ministri uscenti ed inseriti altri personaggi non nuovi alla politica “perché questo sarebbe… pretendere troppo”. Nulla al momento cambia se non colui che ha dato questo “pepato incarico”: anche le tematiche di “allora” sono similari. La legge elettorale continua ad essere uno degli obbiettivi principali, insieme alle emergenze, conseguenza “fissa” della situazione economica del Paese, ed alla ricostruzione nelle zone terremotate, intervento che ha una valenza ed una priorità assoluta.
Tra questi argomenti di primaria importanza ci sarebbe anche da affrontare il tema del riordino del gioco pubblico, ma senza dubbio non sarà ritenuto urgente dal nuovo Governo, pur rappresentando una delle questioni di cui qualcuno avrebbe dovuto occuparsi da tempo e sulla quale si sono già susseguiti tanti annunci e troppe promesse, mai portate a buon fine negli ultimi scorsi cinque Governi.
Gli interventi sul gioco e sui siti di casino online hanno la storia che inizia nella lontana estate del 2006 quando la quindicesima legislatura era ai primordi, con Romano Prodi per la seconda volta Presidente del Consiglio e l’ex sindacalista Alfiero Grandi che, da sottosegretario all’Economia, riceveva la delega ai giochi e proprio con il neoeletto Premier Gentiloni che in quell’occasione riceveva il suo primo incarico importante come Ministro delle Comunicazioni, e prometteva un riordino generale del settore ludico.
Già da allora, 2006, si sentiva la necessità di una riorganizzazione del settore da un punto di vista giuridico e legislativo, partendo dalla nascita di un Testo Unico sui giochi, completato da una semplificazione normativa che diventava sempre più necessaria alla luce delle continue leggi, regolamenti e norme varie che venivano emanate e messe in pratica sul territorio e che, sovrapponendosi, cominciavano a rendere ingestibile la loro applicazione.
All’epoca, si interessò concretamente di questo il deputato dell’Ulivo, Rolando Nannicini autore della “risoluzione che rimise in sesto il comparto delle new slot” dopo le maxi sanzioni che dettero al settore uno scossone sufficientemente violento: Nannicini sembrava avere le idee chiare su come dovesse avvenire la gestione del gioco, peccato che quel Governo , pur avendo compiuto alcuni passi importanti per il settore, fu uno dei più brevi della storia recente, cadendo prima di compiere l’annunciata riforma generale, ma non solo quella, naturalmente.
Fu il tempo della sedicesima legislatura con al timone Silvio Berlusconi per il quarto ed ultimo mandato da Premier, dove veniva annunciata più volte la riforma dell’intero comparto che non venne mai concretizzata. Poi successe Monti con la gestione dei giochi da parte del sottosegretario Vieri Ceriani, gestione che raggiungeva forse il più alto livello di concretezza da essere inserita all’interno di uno specifico articolo della Legge Delega, la cui definizione prendeva corpo proprio sotto il Governo Monti. Poi, saltava ancora una volta il Governo dei tecnici ed entrava nello scenario Enrico Letta per prendere il timone di Palazzo Chigi però per un breve periodo, ma nel quale qualcosa per i giochi veniva fatto. Il seguito lo si conosce.